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Il teatro è stato il mio primo Maestro.

Ogni volta che iniziavo un nuovo progetto — uno spettacolo, una ricerca, un processo creativo — entravo in uno spazio in cui nulla era ancora definito: né il testo, né i gesti, né la voce. Tutto doveva nascere. E in quello spazio sospeso, l’incertezza era la mia compagna invisibile. Sempre presente, sempre silenziosa.

È stato proprio il teatro a insegnarmi il potere trasformativo di questa compagna. A mostrarmi che, quando l’incertezza smette di essere vista come una nemica da combattere, può diventare una guida. Non solo sulla scena, ma nella vita.

Per viverla davvero, però, serve disimparare. Disimparare la corsa verso la risposta giusta, la mania del controllo, la dipendenza dalla sicurezza. Solo così l’incertezza può smettere di essere confusione e iniziare a diventare possibilità. Uno spazio creativo puro, dove l’anima trova la sua voce.

🎭 Il non-sapere come atto creativo

Nel teatro, il “non sapere” è sacro. È proprio lì che il personaggio prende vita. Quando l’attore o l’attrice non forza, non decide tutto in anticipo, ma lascia spazio all’ascolto e all’imprevisto… accade la magia. È lì che la voce cambia, il corpo si apre, e le parole arrivano da uno spazio più profondo. È lì che l’essere si anima.

E questo vale anche nella vita. Ogni volta che smetti di forzare e accogli il vuoto, crei spazio per qualcosa che prima non potevi nemmeno immaginare.

🎯 Il potere trasformativo dell’incertezza

L’essere umano cerca sicurezza. È naturale: il nostro cervello è progettato per ridurre l’ambiguità, per anticipare, per prevedere. Ma le trasformazioni più profonde non arrivano dalla chiarezza immediata. Nascono proprio da quegli spazi in cui non sappiamo ancora, ma ci fidiamo.

La neuroplasticità ci insegna che il cervello si rinnova proprio nell’incertezza. Quando attraversiamo il nuovo, quando ci muoviamo in territori ancora sconosciuti, si attivano connessioni inedite. Il nostro sistema nervoso si espande. Il cervello, se lo alleniamo, ama il non-sapere.

E tu? Quando non sai, puoi diventare più ricettiva/o. Puoi smettere di filtrare e iniziare ad ascoltare. Là dove non c’è definizione, può nascere l’inaspettato.

Un piccolo spunto pratico
La prossima volta che ti senti disorientata/o, resisti all’impulso di “risolvere”. Fermati e chiediti:
👉 “Cosa mi vuole insegnare questo momento?”
E poi… ascolta. Senza fretta. Senza aspettative.

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Una visione spirituale dell’incertezza

Nelle tradizioni spirituali e sciamaniche, l’incertezza non è debolezza. È grembo. È la soglia del mistero, l’anticamera della visione.

Il vuoto non è assenza, è spazio sacro.

Accogliere l’incertezza non significa restare passiva o rinunciare. Significa aprirsi. Rendere il proprio campo interiore fertile per il nuovo. Restare presenti, anche se non si vede ancora nulla. Come fa la terra, quando custodisce un seme.

Le domande che aprono

Viviamo in una cultura che reclama la risposta veloce. Ma ci sono domande che non cercano soluzione: cercano espansione.

Ecco alcune domande da portare nel cuore nei momenti di incertezza:

  • Cosa sta cercando di emergere, in me?

  • Chi sto diventando, mentre tutto cambia?

  • Quale parte di me resiste, e quale invece si sente più leggera?

Scrivile, portale con te. Non per risolverle, ma per viverle. Alcune risposte arrivano solo quando smetti di cercarle. Nei sogni. Durante una passeggiata. Davanti al mare.

🌱 Esercizio di fiducia: Lo spazio tra due respiri

Trova un luogo tranquillo e chiudi gli occhi. Porta l’attenzione al tuo respiro.

Nota il momento tra l’inspirazione e l’espirazione. Quel piccolo spazio. Quel vuoto.

Poi nota il momento tra l’espirazione e la nuova inspirazione.

Resta lì, anche solo per pochi istanti. Lascia che quel silenzio diventi un rifugio. Lì non c’è bisogno di sapere. Solo di essere.
È lì che si allena la fiducia.

🌱 10 semi da piantare per accogliere l’incertezza

  1. Scegli la curiosità invece del controllo
    Quando non sai, chiediti: “Cosa potrei scoprire qui?” La curiosità apre porte che il bisogno di certezza tiene chiuse.

  2. Accetta di non avere tutte le risposte (per ora)
    Non sapere non è una mancanza, è una fase. È il terreno dove la chiarezza futura metterà radici.

  3. Fai amicizia con il vuoto
    Invece di riempire subito il silenzio, restaci un po’. Anche solo due minuti al giorno. Lascia che il vuoto ti parli.

  4. Scrivi, ma senza cercare risposte
    Tieni un “quaderno dell’incertezza” dove lasci fluire parole, emozioni, immagini. Non per trovare soluzioni, ma per creare spazio.

  5. Pratica la presenza, non la performance
    Sii con ciò che c’è, anche se è confuso. L’incertezza ha bisogno della tua presenza, non della tua efficienza.

  6. Rallenta il ritmo
    Spesso vogliamo “risolvere” l’incertezza correndo. Ma è rallentando che possiamo davvero ascoltare ciò che sta emergendo.

  7. Coltiva rituali che ti radicano
    Una tazza di tè, una passeggiata al mattino, una candela accesa la sera. I rituali semplici danno contenimento quando tutto dentro si muove.

  8. Lasciati sorprendere dalla bellezza
    L’incertezza non è solo tensione: può essere anche meraviglia. Apri gli occhi a ciò che ti incanta, anche nelle giornate storte.

  9. Sospendi il giudizio
    Non etichettare ciò che provi come “giusto” o “sbagliato”. Chiamalo per nome, con gentilezza: è parte del processo.

  10. Ricordati che il non-sapere è fertile
    Ogni grande trasformazione nasce dal caos. Anche se ora non vedi nulla, sotto terra qualcosa sta germogliando.

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Serena Magazzeni

Author Serena Magazzeni

Life & Business Coach, Facilitatrice PSYCH-K ® , Creativa e Curiosa, Appassionata dell'Essere Umano, costruisce ponti tra la Creatività e l' Evoluzione Personale, ponti verso la piena e meravigliosa Consapevolezza di se stessi e della propria unicità.

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