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Ci sono momenti in cui ti svegli con la sensazione che qualcosa non torna.
Non c’è un problema evidente, nessuna emergenza da affrontare.
Ma dentro… senti stanchezza. Vuoto. Irritabilità.

Non ti riconosci.
E se ti fermi un attimo, magari ti accorgi che non sei davvero stanca/o perché “hai fatto troppo”, ma perché ti sei dimenticata/o di te.
Per troppo tempo ti sei data/o agli altri. Hai sostenuto. Hai ascoltato. Hai gestito.

Hai tenuto in piedi dinamiche familiari complesse, lavori che non ti rappresentano più, relazioni in cui ti sei persa/o.
E ora ti chiedi:
“Chi sono io, quando non sto salvando nessuno?”

💬 Quando salvare diventa un’abitudine

Succede senza accorgersene.
All’inizio è per amore, poi diventa un copione. Un’identità.
Sei quella persona che “ha sempre una parola giusta”.
Quella che “capisce tutto, anche quando non le si dice nulla”.
Quella che “sa cosa fare, sempre”.
Quella che mette da parte i suoi bisogni, perché “ci sono cose più importanti”.

E intanto:

– Rispondi a messaggi a ogni ora, anche quando hai bisogno di silenzio.
– Ti senti in colpa se dici “no”.
– Sei sempre disponibile, anche quando dentro hai solo voglia di sparire.
– Ascolti tutti, ma nessuno sa cosa stai vivendo tu.
– Dici “ce la faccio” anche quando ti stai sgretolando.
– Ti occupi delle ferite degli altri, ma lasci le tue senza bende.

Hai imparato a essere utile. Ma hai smesso di essere intera/o.


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🧠 Cosa accade nel cervello quando ti perdi nel salvare

Il nostro cervello è progettato per la sopravvivenza e per ricevere segnali di approvazione e appartenenza.
Quando cresci in ambienti in cui l’amore è condizionato al fare, al compiacere, al “brava/o se ti occupi degli altri”, il cervello registra questo schema come normalità.

Entra così in una modalità di compensazione:
quando percepisce che qualcuno ha bisogno, scatta in automatico l’attivazione del sistema nervoso simpatico, che ti spinge ad agire, intervenire, risolvere.

Nel breve periodo ti fa sentire importante, riconosciuta/o, amata/o.
Nel lungo, però, ti svuota.

Il cervello si abitua a ricevere dopamina (la “molecola del piacere”) ogni volta che ti sacrifichi.
E così finisci per cercare gratificazione nel prenderti cura degli altri, dimenticando come ci si prende cura di sé.

🌳 Il punto di vista sistemico: prendi il tuo posto

Nella visione sistemica, ogni persona ha un proprio posto nell’insieme a cui appartiene – che sia la famiglia, una relazione, un gruppo.

Quando ti sposti da quel posto per occuparti degli altri, per sostituirti a ruoli che non ti spettano  l’equilibrio si spezza.

Nel profondo, il messaggio che mandi è:
“Tu non sei capace. Ti salvo io.”

E anche se lo fai con amore, questo toglie potere all’altro e ti carica di un peso che non ti appartiene.

Curarti davvero significa anche questo: rientrare nel tuo posto.
Smettere di vivere nella vita degli altri e riprendere la tua.

✨ Non è egoismo. È amore (anche per te)

Arriva un momento, prima o poi, in cui tutto questo non regge più.
In cui dare ti costa troppo, perché non hai più niente da offrire.
Non perché sei sbagliata/o, ma perché hai bisogno di tornare a te.

E lì inizia un altro tipo di amore.
Un amore che non corre a spegnere ogni fuoco, ma che accende lentamente il proprio.
Un amore che non si sacrifica, ma sceglie con cura dove stare.
Un amore che non si esaurisce nel fare, ma si radica nell’essere.

🧭 Esercizio – La tua linea di ritorno

Prendi un foglio e disegna una linea orizzontale.
A sinistra scrivi: “Quando salvo tutti”
A destra: “Quando mi prendo cura di me”

Segna dove ti trovi oggi.
Poi scrivi tre azioni che ti aiuterebbero a spostarti anche solo di un punto verso destra.

Piccoli spostamenti. Ma profondi.

🌱 10 semi per iniziare ad avere cura di te

1. Non sei responsabile del mondo intero.
Puoi amare e sostenere, ma non sei qui per sostituirti ad altri.

2. Ogni volta che dici “sì”, chiediti se stai dicendo “no” a te.
E impara ad ascoltare quel “no” che si forma in gola.

3. Smetti di cercare di capire sempre tutto.
A volte, lasciare che l’altro faccia il suo percorso è il più grande atto d’amore.

4. Il tuo corpo ti parla.
Quella tensione alle spalle, quel mal di testa costante… sono messaggi. Ascoltali.

5. Non sei meno amabile quando hai bisogno.
Anzi: mostrare la tua umanità crea relazioni più vere.

6. Non tutto deve avere un senso subito.
Lascia che qualcosa non sia chiaro. Resta nel mistero, senza dover risolvere.

7. Dai valore al tuo spazio.
Stare da soli non è solitudine, è ritorno.

8. Fai qualcosa per te, ogni giorno, anche se “non serve a niente”.
Un caffè in silenzio. Una camminata. Una candela accesa. È così che ti nutri.

9. Non devi dimostrare nulla.
L’amore non ha bisogno che tu ti consumi per meritare spazio.

10. Cura è anche lasciare andare.
Non tutte le battaglie ti appartengono. Non tutto va salvato. Non tutto è tuo da reggere.

Tu non sei qui solo per sistemare le cose.
Tu sei qui per viverti. Per respirarti. Per riscoprirti.

Smettere di salvare tutti non significa essere egoista.
Significa iniziare a essere vera/o.

E quando sei vera/o, sei anche libera/o.

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Sarà un onore accompagnarti nella verità che sta emergendo.

Serena Magazzeni

Author Serena Magazzeni

Life & Business Coach, Facilitatrice PSYCH-K ® , Creativa e Curiosa, Appassionata dell'Essere Umano, costruisce ponti tra la Creatività e l' Evoluzione Personale, ponti verso la piena e meravigliosa Consapevolezza di se stessi e della propria unicità.

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